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Michele Fazio è un ragazzo barese di quindici anni, pieno di vita e di entusiasmo, che una sera di luglio sta tornando a casa per cenare con la propria famiglia. All'improvviso viene strattonato; non ha il tempo di voltarsi indietro, sente degli spari, sono attimi: un proiettile gli perfora il cranio e lui cade riverso per terra. Tutti scappano, lasciandolo solo.
[...]
Nell'aria si avverte, lancinante, un solo grido: "Aveme accise u uagnune buenn" ("Abbiamo ucciso il bravo ragazzo"). Con l'aiuto dei genitori Lella e Pinuccio Fazio la storia spezzata di Michele e l'assurdità della sua morte innocente tornano a ricomporsi per diventare quella memoria collettiva di cui non solo Bari, ma ogni città che protegge i propri figli deve riappropriarsi: nella consapevolezza che occorre sempre volere, pretendere, provocare una giustizia e un impegno a volte troppo difficili per gli onesti.
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