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Le basta vederlo una volta sola, quel bambino ricco, ben vestito, dai riccioli bruni, dai grandi occhi splendenti, che abita nella meravigliosa villa sulla collina e di cui dicono sia un suo lontano cugino, per essere certa che lo amerà per sempre, di un amore assoluto e immedicabile.
[...]
A Kiev, la famiglia di Ada abita nella città bassa, quella degli ebrei poveri, e suo padre appartiene alla congrega dei maklers, gli intermediari, quegli umili e tenaci individui che si guadagnano da vivere comprando e vendendo di tutto, la seta come il carbone, il té come le barbabietole. Fra le due città sembra non esserci nessun rapporto, se non il disprezzo degli uni e l'invidia degli altri. Eppure, quando il ra-gazzino Harry si troverà di fronte la bambina Ada, ne sarà al tempo stesso inorridito e attratto: «come un cagnolino ben nutrito e curato che senta nella foresta l'ululato famelico dei lupi, i suoi fratelli selvaggi». Molti anni dopo il destino li farà rincontrare a Parigi: e Harry cederà a quella misteriosa attrazione del sangue che Ada esercita su di lui. Ma le loro strade non potranno che separarsi: lui tornerà dalla bella moglie francese, il cui padre lo salverà dalla rovina finanziaria, mentre Ada prenderà, come la sua gente ha fatto per secoli, la via dell'esilio. Solo quando le metteranno fra le braccia il bambino che ha dato alla luce, a chi le chiede se stanno bene insieme, loro due, risponderà: «Sì, stiamo bene», e sorriderà pensando che da adesso potrà finalmente dire «noi», e che è una bellissima parola.