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L'operazione Pro Archia fu pronunciata da Cicerone nel 62 a.C. in favore dell'amico e maestro Licinio Archia, poeta siriaco incriminato di aver usurpato il titolo dicivis Romanus. Il grande oratore si muove qui nel proprio elemento: la prosa è distesa ed eloquente, la questione legale, sbrigata velocemente e con successo, lascia spazio a un appassionato elogio delle lettere e della poesia.
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Dieci anni dopo, l'orazione Pro Milone nella sua drammatica concitazione riflette invece uno degli snodi fondamentali della storia della tarda repubblica romana: il conflitto tra ottimati e populares. Diverso fu anche l'esito della vicenda giudiziaria: accusato di aver ucciso il capo della fazione opposta, Milone venne condannato all'esilio, e Cicerone, amico dell'imputato e ben noto partigiano del partito conservatore, persa la consueta sicurezza, riuscì a stento a finire la propria arringa, intimorito dalle grida degli avversari e dalla vista dei soldati armati schierati nel foro. Introduzione, traduzione e note di Annalaura Burlando Saggio critico di Mariangela Scarsi.
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