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Dopo l'8 settembre 1943, i soldati italiani impegnati sul fronte greco a fianco delle truppe tedesche si trovarono di fronte a una tragica alternativa: cedere alla pretesa tedesca di una resa disonorevole, che implicava il disarmo dietro la promessa del rimpatrio o tornare in patria, ma con onore. Una battaglia feroce, un massacro segnato da seimila soldati morti.
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Né martiri, né eroi, coinvolti in una trappola militare e politica tesa dall'intimazione tedesca al disarmo e dall'atteggiamento ambiguo e reticente di Badoglio che spinsero il generale Antonio Gandin a tentare un negoziato onorevole e poi alla battaglia finale. Una lettura che rifugge il facile patriottismo e compie un'operazione di "politica della storia" senza forzature interpretative.