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Sono passati pochi mesi da quando il regime di Saddam è caduto e le truppe americane si sono stabilite nel suo paese, ma del mondo che Leila al-Ghani conosceva e amava non è rimasto più nulla. Le strade non sono più sicure, continuano a ripetere i suoi genitori tentando di relegarla in casa.
[...]
Leila, però, una giovane donna di venticinque anni, laureata in medicina all'Università del Cairo, non è disposta a rinunciare a quell'indipendenza che suo padre le ha sempre concesso e che ora ha deciso di negarle. Così, indossando l'odiato velo, decide di cercarsi un lavoro, di crearsi un destino, nonostante la guerra e le stragi. Grazie alla buona conoscenza dell'inglese viene assunta come traduttrice all'ospedale della base militare americana; la realtà che si trova di fronte nei primi giorni la conquista immediatamente: la libertà di esprimersi anche per una come lei, una donna, di confrontarsi con persone di valore come il capitano James Cartwright, un uomo giusto, molto amato dalle truppe e dal personale della base. In breve, però, Leila scopre che anche in quel mondo si nascondono nefandezze inenarrabili. Quando poi si trova a soccorrere un prigioniero brutalmente torturato dai soldati americani capisce che non può esistere gioia nell'orrore della guerra, né amicizia, né amore. Tornata a casa, delusa dall'esperienza, scoprirà che il padre vuole usarla per portare una bomba all'interno dell'ospedale americano. Leila verrà messa di fronte a una scelta terribile.